🇮🇹SERIE MENSILE: 📝Reminiscenze di un'Adolescente #2
Quali segreti può sciacquare via una piscina?
Alcune note organizzative:
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Buon pomeriggio, miei cari lettori!
Oggi è la seconda edizione della serie mensile ‘Reminiscenze di un’Adolescente’ (che sono io hihi). Per questa seconda edizione, volevo approfondire un periodo un po’ difficile della mia adolescenza, gli ultimi anni in piscina. Ho sfogliato i miei diari e ho trovato del materiale interessante, sebbene molto triste, che mi sono decisa a condividere con voi oggi, nella sepranza che vi possa essere di ispirazione 🥰
Se siete qui per la prima volta, benvenuti! Sono Annalisa. Sono una scrittrice e una formatrice del ‘mindset’ fuori dall’ordinario. In A Glimpse of Life scrivo di sviluppo personale, di solito seduta alla mia scrivania preferita. Ciò che desidero è vivere una vita felice, semplice e piena di significato. Il mio focus qua è di costruire una community di persone con lo stssso approccio del voler di più dalla vita, come me! Questo è un posto sicuro per condividere e sentirsi parte di una grande famiglia ✨
Per saperne di più visita la pagina 👉🏻 Annalisa Caminarecci
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UNO SPORT PER LA SALUTE FISICA, MA IL RESTO?
Per me il nuoto era soltanto uno sport; un rituale quotidiano che è durato 10 anni (dai 6 ai 16 anni). Negli ultimi 3 anni, l’allenamento era ogni giorno dalle 19:00 alle 21:00. E facevo nuoto a livello agonistico. Di solito avevo 2/3 ore per fare i compiti di scuola, e poi era il momento di partire. Avevamo anche una sessione di palestra di un’ora (corsa, sollevamento pesi, ecc.) due volte a settimana, prima del nuoto. In quei giorni, partivo subito dopo le 16:00 e tornavo a casa poco prima delle 22:00. I fine settimana non erano molto diversi, il sabato avevo allenamento nel primo pomeriggio (15:00 e le 16:30), mentre le domeniche avevo sempre le gare. Questo ciclo era abbastanza stancante, sia fisicamente che mentalmente. Poi non era un ambiente dove avevo una fantastica vita sociale, ecco.
Durante la scuola media, non mi interessava più di tanto uscire. Andavo a nuotare tutti i giorni, e avevo anche iniziato a fare gare con la scuola di corsa campestre o in pista. Grazie al nuoto ero brava a correre, perchè avevo polmoni allenati e tanto fiato. Un anno mi ero anche qualificata per la gara nazionale di corsa campestre (ero arrivata 7ma! o 11ma? non mi ricordo più). Era fantasico perchè vincevo tante gare. E non ci ero abituata, perchè anche se a nuotare davo il massimo, non riuscivo ad essere veloce, ero ben al di sotto della media. Quindi ho cominciato ad allenarmi anche per la corsa, due o tre volte a settimana. Però mi son presto resa conto che era un po’ troppo, ed ho smesso. Stavo imparando il piano (e ho smesso pure quello), e anche studiando per le varie gare delle Olimpiadi della Matematica a cui partecipavo. Una volta che le gare di matematica sono finite, ho tenuto solo il nuoto. Mia mamma sottolineava quanto facesse bene per la salute a 360 gradi, e quindi ero d’accordo e così andò.
Quando poi ho iniziato il liceo, la quantità di compiti che dovevo fare era milioni di volte maggiore rispetto alla scuola media (fantastico 😑). Quindi visto quanto tempo dedicavo al nuoto, significava che ogni momento libero che avevo, dovevo usarlo per fare i compiti. Il liceo non era facile! All’inizio non sentivo il bisogno di uscire come vorrebbe un adolescente normale, ma negli ultimi anni che ho fatto nuoto agonistico (tra i 15 e i 16 anni) mi piaceva davvero vedere alcuni compagni di scuola dopo scuola, solo per passeggiare in città, di tanto in tanto. Ma la verità è che non avevo tempo per fare altro. Era solo nuoto, nuoto, compiti, gare, nuoto, compiti, ecc… e non mi piaceva nemmeno più!
IL BULLISMO CRUDELE
Il fatto che non fossi una nuotatrice particolarmente veloce, o forse perché ogni anno le nuove aggiunte al gruppo mi superavano nonostante fossero più piccoli, o forse perché il mio liceo super impegnativo mi impediva di essere socialmente coinvolta con i coetanei della piscina, o forse perché quei ragazzi erano semplicemente degli adolescenti stupidotti, la mia vita lì è diventata piacevole come vivere all’inferno. Come potete vedere dalle pagine qui sotto, ho letteralmente iniziato a chiamare la piscina ‘inferno’. Erano lontani i giorni in cui mi piaceva essere chiamata ‘il mio piccolo pesciolino’ dalla mia famiglia, o che dicevo che l’acqua era il mio elemento (nonostante ami stare sott’acqua).
Quindi sì, praticamente la piscina era diventato il posto dove mi bullizzavano proprio un sacco. Essere esclusi e tormentati dai coetanei ha aggiunto uno strato NON NECESSARIO di turbamento emotivo ad un programma già impegnativo. Non era solo la stanchezza fisica a gravarmi, ma anche i sentimenti di isolamento e derisione in quello che doveva essere un ambiente di squadra.
C’erano ’solo’ 2-3 ragazzi che mi prendevano in giro e mi rendevano la vita difficile (ma specialmente uno, di cui ricordo bene faccia, nome e cognome, quello stronxo!!). Il resto del mio gruppo di età mi ignorava, o mi mandava occhiate di disdegno occasionali, ragazze e ragazzi allo stesso modo.
Sono riuscita a trovare alcune pagine in cui descrivevo quello che questo tipo mi diceva/faceva (vedi immagini qui sotto). Sono rimasta scioccata quando l’ho letto, l’avevo proprio rimosso.
Aver a che fare con così tanta negatività non è stato per niente facile.
COMUNICARE LE DIFFICOLTÀ E I MECCANISMI DI DIFESA
Una delle parti più difficili è stata comunicare il disagio che provavo. All’epoca, il concetto di bullismo non era così ampiamente discusso come lo è ora. Facevo fatica a comunicare l’impatto emotivo che aveva su di me. Mi sentivo solo a disagio. In questo modo, i miei tentativi di spiegarlo ai miei genitori erano spesso oscurati dalla convinzione che nuotare fosse intrinsecamente benefico per la mia salute, il che era vero, fino a un certo punto. La salute fisica andava bene, ma quella mentale no! Probabilmente non gli ho dato troppo peso, dato che non ho mai insistito su questo punto. Stavo solo lì a ricevere tutte quelle brutte cose e lo so sopportavo.
Ho anche provato, di tanto in tanto, a parlarne con l’allenatore, anche se senza successo. Dal punto di vista esterno degli adulti, sembrava tutto un gioco e prese di giro innocenti. Dentro di me non era così, per niente. Il tormento era continuo. Un giorno ho proprio sbottato, e mi si è ritorto contro perchè avevo usato una parolaccia (non le dicevo mai) (vedi foto).
C’è qualcosa che ricordo molto chiaramente, dovevo avere sui 14 anni. Ricordo che era un evento natalizio, tenutosi in palestra. Avevo indossato una gonna corta di lana, color fucsia brillante e delle calze scure. Ricordo che pensavo fosse bello essere “elegante” per una volta! Ricordo che le derisioni arrivarono comunque, da quegli stessi stupidotti. Quella notte è quando ho iniziato a giocare con i miei capelli come modo per rilasciare la tensione (leggi questo se vuoi conoscere la storia della mia lotta con i capelli). Onestamente, mi sentivo così impotente. Era un sollievo immediato allo stress, ma non un meccanismo di difesa proattivo. Qualcosa che mi ha accompagnato per tanti anni, decisamente troppi.
E poi, la mia migliore amica mi ha recentemente ricordato un ‘incidente’ che apparentemente le avevo raccontato quando avevamo 15 anni (anche questo l’avevo completamente rimosso dalla memoria). Considerato che non ero (e non sono tutt’oggi) una persona vendicativa, una sera dopo l’allenamento sono entrata nello spogliatoio di questo tizio e gli ho rovesciato dello shampoo o qualunque cosa fosse tutto in testa. Un atto di coraggio, considerando come ero fatta io, e forse un modo per liberarmi di tutta la tensione che avevo. Anche in questo caso, non si trattava proprio di un meccanismo di difesa proattivo.
Quello che mi ha davvero aiutato lì erano i miei amici. La mia migliore amica della scuola ascoltava pazientemente le mie paturnie e mi offriva sempre una spalla, con quel pizzico di ironia che ci caratterizzava (e anche tutt’ora!!). Scrivevamo molto l’una all’altra, i nostri piccoli diari personali, e ancora oggi siamo migliori amiche. Mi conosce bene e ha visto la mia evoluzione. Grazie, C, per esserci stata… anzi… grazie per esserci da oltre 20 anni 😂🫶🏼
Una delle ragazze più giovani con cui mi allenavo e io siamo diventate amiche. Era bello avere una persona che sapesse esattamente cosa stava succedendo. Lei poteva vedere quello che gli altri mi facevano passare, era molto solidale e passavamo molto tempo insieme (prima delle sessioni in palestra, chiacchierando dopo l’allenamento, e a volte andavamo insieme all’allenamento e alle gare). Era di un paio d’anni più giovane di me. Devo ringraziarla tantissimo. È passato tanto tempo da quando l’ho sentita l’ultima volta, chissà se si ricorda qualcosa di questa storia. Se mai dovessi leggere questo, grazie A! Il tuo supporto è stato davvero importante in quel periodo. 🤍
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LA SALVEZZA DEL TERZO ANNO! I ‘giorni che uscivamo alle 2’.
Grazie al cielo c’era stata questa decisione del mio liceo di introdurre dal terzo anno in poi 6 ore di lezione per alcuni giorni (invece che 5). In giorni prestabiliti finivamo la scuola alle 2 invece che all’1. Questo, insieme all’inizio dell’ultimo triennio, significava più lavoro, più impegno e più tempo necessario per studiare.
Fu il punto di svolta. Raccolsi il coraggio di esprimere la mia decisione di smettere di fare agonismo. Fu un momento cruciale per riprendere in mano la mia vita. Allora avevo 16 anni, e sapevo, in qualche modo, che il mio benessere mentale era in ballo. Così ci riprovai con i miei, e insistetti su ciò che sapevo essere punti importanti per loro: dissi che avevo bisogno di più tempo per studiare, il che era vero, e che ne avevo abbastanza degli allenamenti che non mi lasciavano tempo per altro. Parlai di nuovo della lotta emotiva che affrontavo ogni giorno e li pregai di capire che non potevo più sopportarlo. Non ricordo i dettagli, sicuro fu più drammatico di così 😅. Ricordo che dissi loro che avrei continuato a nuotare, da sola, senza allenatore, per mantenere i benefici di questa buona abitudine per la mia salute fisica. Sono così felice di aver preso quella decisione (vedi immagine qui sotto a riguardo).
RIFLETTIAMO SU TUTTO QUESTO
Voglio dire alla me stessa adolescente che va tutto bene. Un messaggio per lei:
Annalisa, hai fatto tutto ciò che potevi, sei stata forte! Ce l’hai fatta, sei più forte, conosci il valore della gentilezza e sai che quei ragazzi non sapevano cosa fare, erano solo annoiati o stupidi o avevano un modo contorto di mostrare che ti apprezzavano. Qualunque sia la ragione, non è importante per te. Non riguardava te. Ricordi quando a volte si sfogavano su un’altra ragazza chiamandola tegame e tirandole il coperchio della pentola da sotto lo spogliatoio1? Ignorali, non meritavano il tuo tempo nè la tua energia. Sei amata, sei degna di amore, sei straordinaria. Fai sempre del tuo meglio e segui la tua testa e il tuo cuore. Nessuno ti farà sentire piccola senza il tuo permesso. Tu sei forte! 💪🏻
Guardando indietro, le esperienze in piscina mi hanno insegnato lezioni preziose sulla resilienza, sull’importanza di ascoltare i miei bisogni emotivi, e hanno evidenziato l’importanza di ambienti positivi che favoriscono il sostegno e la comprensione.
Questo, da adulta, mi ha dato la forza di dare priorità alla mia salute mentale e mi ha fornito le competenze per riconoscere un po’ più velocemente gli ambienti tossici ed evitarli (quasi sempre!). So quanto sia importante parlarne con altre persone, qualora avessimo questo tipo di problemi; nessuno, e ripeto NESSUNO ha il diritto di trattarci cosi. È una lezione molto preziosa, questa.
Superare le sfide del mio passato mi ha dato forza e saggezza per affrontare qualsiasi cosa arrivi in futuro.
Spero che questa storia vi incoraggi a riflettere sui vostri percorsi e sugli ostacoli superati. Ricordate che ogni sfida che affrontiamo ci insegna qualcosa di vitale su noi stessi e sulla nostra capacità di cambiare la nostra vita, in meglio.
Mi piacerebbe sentire le vostre esperienze nel superare sfide personali. Come avete trasformato le avversità in lezioni di crescita? Come hanno impattato la vostra vita? State affrontando avversità in questo momento?
Sentitevi liberi di condividere le vostre esperienze nei commenti qui sotto, e coltiviamo insieme questa comunità dove ci sosteniamo e ci ispiriamo a vicenda 🤲🏻☺️
Comunque, se conoscete qualcuno che ha bisogno di leggere questa newlsetter, potete cliccare sul pulsante “Share” qui sotto. Inoltre, sentitevi liberi di premere il pulsante del cuore bianco 🤍 all’inizio del post, mi mostrerà il vostro supporto e gratitudine, lo apprezzerei molto 🫶🏼
Spero con tutto il cuore che un giorno ci incontreremo di persona, ma intanto, se nessuno te l'ha ancora detto oggi, ricordati che sei una persona incredibile e meriti tutto ciò che questo mondo ha da offrire 🤍
Annalisa
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La newsletter più letta finora:
La prima newsletter della nuova serie mensile - Reminescenze di un’Adolescente: qui rivisiteremo la mia adolescenza e i primi anni da adulta, condividendo pensieri di allora scritti in un diario e li commenteremo partendo da una prospettiva più matura.
PRATICA DELLA GRATITUDINE: Se sei curios* e vuoi unirti alla nostra pratica quotidiana della gratitudine, inizia leggendo questa nota, e poi potrai seguirmi per vedere tutte le note quotidiane. Ti aspetto dall'altra parte!
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In Toscana, se chiami qualcuno ‘tegame’, vuol dire tipo pro*stit*ta, e non è un termine amichevole. Il tegame in Toscana, nel linguaggio di tutti i giorni, è una pentola. Ecco spiegato il loro schero proprio ‘divertente’ di tirare il coperchio di una pentola nel suo spogliatoio dicendo tipo ‘Ehi tegame, ti manca il coperchio!’. MOLTO stupido.
Wow I diari di quando eri adolescente! E che calligrafia leggibile ;) i miei diari non erano così fotogenici. Bella anche la riflessione e cosa diresti a te stessa da giovane. La cosa del bullismo e del farsi coraggio e rimanere forte ma non vendicativa è simile alla mia esperienza. Un ottima lettura!!